I Botri - Scansano |
Resoconto da Magliano in Toscana, possibilmente mai oggettivo ma con quel quid di passione che non va mai perso. Arrivato in zona Vinellando attorno all'ora di cena, non sono andato per banchi a fare il talent scout, mi sono limitato a quattro produttori. Ma prima era necessario riempire lo stomaco ("il mare mette appetito")...
Dato che la buona cucina territoriale mi piace, e si mangia ancora con più gusto quando il prezzo è calmierato, eccomi tra i tavoli della "Sagra dell'Acquacotta". Ho un debole per le sagre, le feste paesane, sono un modo diretto per entrare nella vita delle piccole comunità. L'armamentario da tavola sarà di plastica ma la cucina della massaie di Magliano è un tesoro di sapori veri e di piatti locali fatti con rispetto.
Visto il nome della sagra, obbligatoria l'acquacotta: un delizioso sottofondo di cipolla, senza pomodori...finita in lampo. Ho voluto riassaggiare la zuppa di funghi, come ogni anno: la mano non è cambiata, sempre eccezionale e con una bella percentuale di porcini. Per finire, una verace e saporitissima rostinciana. Non mi voglio rovinare la bocca e quindi accumulo una gran sete ma rinucio a bere vino non adeguato durante il pasto per essere lucido negli assaggi successivi.
Munito di bicchiere e tracolla, mi aggiro per i banchi e trovo comodo partire con Le Pupille. Morellino Riserva 2008 Poggio Valente. Mi pare troppo segnato dal legno, una cappa che impedisce di capire la materia che potrebbe esserci dietro. Mancavano Saffredi e Solalto, i vini che prediligo dell'azienda, bevuti di straforo in altre edizioni della manifestazione.
Produttore successivo, Fornace di Collecchio, Morellino di Scansano 2009, di pronta beva ma non banale, dove emergono certamente genius loci e passione . Nella Riserva 2007 lo spettro aromatico si allarga e si allunga, conservando il timbro del territorio. Botte grande e regime ufficiosamente biologico, da rivedere l'apporto e l'influenza del saldo di cabernet e merlot e capire fino a che punto si tratti di un'esigenza di equilibrio o se sia una semplice concessione al mercato facile. Da approfondire con calma, anche per capirne l'evoluzione a bottiglia aperta e nel corso degli anni.
Poggio Argentiera. Gianpaolo si è preso una serata libera, ci sono i suoi collaboratori. Peccato, ci avrei fatto volentieri una chiacchierata, particolarmente sull'ultimo acquisto di fermentini e botti di Garbellotto, una bella mossa a prescindere.
Le nuove tronco-coniche di Poggio Argentiera |
E anche per valutare un test su vecchie annate di Capatosta, visto che posseggo ancora diverse bottiglie del 1998-1999-2000-2001, probabilmente ormai "ripulite" del legno nuovo. Intanto Capatosta 2007, buona materia ma difficile da giudicare, visto lo stile barricato che ne penalizza i primi anni di vita in bottiglia (dal 2009-2010 le cose camberanno radicalmente, come detto). Godibile e appagante, come al solito, il Bellamarsilia Morelino 2009, probabilmente la bottiglia che meglio rappresenta la continuità dell'azienda.
A questo punto, la direzione è obbligata, banco 27, urgono assaggi de I Botri di Ghiaccioforte e chiacchierata rigenerante con Giancarlo Lanza, il titolare-agronomo-enologo. Per me, il migliore a prescindere: per filosofia, comunanza di idee (mi viene da dire "uno di noi"), trasparenza nell'approccio, chiarezza negli esiti. E perchè fa vini buoni e leggibili per chiunque, mai banali, mai fuori registro. Con il solo "difetto" di mettere pochissima solforosa (con gli anni di invecchiamento diventa una sorta di testa o croce).
Giancarlo Lanza |
Follatura delle vinacce |
Biologico da tempi non sospetti, da subito. Certificato già da 16 anni fa. Come Paolo Cianferoni, produce vino biologico innanzitutto per berselo ai pasti, senza problemi di salute. La migliore garanzia di sanità: diffidare dai produttori astemi! Tutto questo sarebbe aria fritta, se gli assaggi non confermassero e potenziassero le buone indicazioni di partenza. I Botri Riserva 2005 (sangiovese 85%, ciliegiolo 10%, alicante 5%) ha una pienezza di frutto, bella sapidità, un approccio gustoso e progressivo, con i tannini che si allargano con compostezza su tutta la lingua fino ad un finale equilibratissimo. Discorso sostanzialmente invariato per I Botri Riserva 2006. Una bella sorpresa per il bianco Ghiaccioforte 2009 che ancora non conoscevo, trebbiano + malvasia + vermentino, la smentita di un luogo comune che vuole le terre toscane come negate per i bianchi. Giancarlo invece ci crede, insiste, rilancia. Ottima mineralità, personalità, consueto rigore e trasposizione liquida del pathos delle colline scansanesi.
Finisco la lunga chiacchierata con una promessa, l'obbligo reciproco di rivedersi in azienda per una verticale, in ottobre-novembre. La vendemia avverrà da fine agosto - primi settembre, in autunno sarà certamente più libero.
Mi allontano a malincuore, portando con me un senso di gratitudine e rispetto, un'ammirazione convinta. Adoro questo tipo di produttori. Sarebbe sacrilego rovinare queste belle sensazioni. Evito quindi di bere altri vini o parlare con altri produttori, direi che è un ottimo finale di serata e uno stimolo a tornare anche il prossimo anno.
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