mercoledì 10 novembre 2010

CAPARSA, PAOLO CIANFERONI: il patrimonio di verità di Radda in Chianti è in buone mani

Paolo nella vigna dei Gemelli  [foto di Enrico Pacciani ]
La frequentazione è stata talmente assidua da un anno a questa parte al punto da temere di non essere particolarmente attendibile. Del resto, non mi pongo particolari problemi di obbiettività, a me i vini di Caparsa piacciono e il motivo per cui siamo diventati amici con Paolo è proprio quello. Aggiungo poi il fatto che la semplicità, l'umanità e la passione sono qualità che si hanno o non si hanno: quando uno finge lo si vede bene. Frequentare podere Caparsino per me è stato come fare un salto indietro nel tempo, di decenni. Si arriva in un ambiente ovattato, dove i segni di modernità finiscono in secondo piano. Si resta ammaliati dai verdi, dai gialli, dalle varie tonalità brune. Il podere circondato dalle viti, gestione raccolta, concentrata, familiare, tutta puntata sulla produzione dei vini, fatto con varietali di territorio: sangiovese, canaiolo, colorino, trebbiano, malvasia. Con l'unica intrusione dell'ancellotta, non esattamente un vitigno internazione, quasi un semplice "colorante" naturale. La migliore garanzia della sanità del prodotto è che Paolo beve il suo vino quotidianamente, in quantità: durante gli assaggi con i gruppi di visitatori che passano a trovarlo, nelle valutazioni dalla vasca, dalle botti. E nelle bottiglie stappate per i pasti. Già in questo Paolo è l'antitesi del produttore che pone la vendita sopra a tutto il resto. Il vino deve essere buono e sano perchè accompagna tutta la sua vita, lavoro e vita si intrecciano in maniera totale, finendo per sacrificare momenti alla numerosa famiglia. Gianna alza gli occhi al cielo paziente, cinque figli non sono uno scherzo, i grandi danno una mano quando possono ma i piccoli sono un bell'impegno. Tra negozio, cantina, ,vigna, burocrazia, famiglia, la vita di Paolo non ha mai momenti di pausa. E' un piacevole impegno costante. Certo, ogni tanto qualche imprecazione scappa, ma la fierezza dolce e serena di questo buffo artigiano, occhialuto e svelto, lo rendono sempre disponibile al dialogo, al confronto, all'ascolto. Anche in rete, dove Paolo si  tuffa, nei rari momenti in cui si concede una pausa dal lavoro fisico.
Appena incrociato, tra i banchi lungo la via centrale del paese, durante un inizio giugno da Radda nel Bicchiere, riparato dietro alla sua inseparabile verticale di Doccio a Matteo, ho capito che non potevamo pensarla in maniera molto diversa sul vino, forse anche sulla vita. Mentre gli altri presentavano una sola annata, lui ne presentava sette, sette annate!
La prima volta che cenammo insieme, arrivò con le mani nere, dopo una giornata di lavoro nel campo e in cantina. Capii che qualsiasi cosa avesse detto Paolo quella sera sarebbe stata la più cristallina espressione della verità. Del resto, da un uomo che è arrivato alla sua ventottesima vendemmia sul campo, non ci si può aspettare niente di meno che la viva rappresentazione della sua storia d'amore con l'agricoltura, la terra, le piante, la natura...


[Continua, eh... questo è appena il prologo della biografia cianferoniana permanente. ;-)   ]

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