La presenza dei tre produttori raddesi aveva un suo specifico senso nel programma pomeridiano. Finito il piacevole pranzo, con chiacchiere tra amici, confronto sui vini presenti con i produttori, ci siamo spostati al piano sottostante, nella bella sala degustazioni dell'Incannucciata.
Con grande piacere, ho introdotto la zona del Gallo Nero, affrontando il ragionamento sul Chianti Classico Storico, sulla specificità di Radda, sui suoi territori ripidi e "in altura". Una peculiarità che poi si ritrova nella base omogenea dei vini, particolarmente quando il sangiovese è accompagnato dal canaiolo. Senza quei famigerati vitigni internazionali che creano un inutile "noise" di minor chiarezza linguistica.
Cominciamo quindi a sentire Roberto Bianchi di Val delle Corti, certamente uno spirito sangiovesista pensante, una guida illuminiata su come si possa fare viticoltura con pochi mezzi, idee chiare e senza compromessi. La sua schiettezza nobile è perfettamente rispondente nei vini che assaggiamo, Chianti Classico 2005 (dove finirono tutte le uve, non ci fu Riserva) e il Chianti Classico Riserva 2006. Ognuno nel suo specifico, dato che ragioniamo di annate diverse, ma sempre con quella grande finezza, leggibilità, che non mi stancherò di definire "mistica", profondamente e autenticamente chiantigiana, giocata su note alte, come ricorda Roberto stesso, tanto che viene alla mente qualche ricordo di Barolo o Borgogna.
Sembra strano, ma è come quando si ragiona di quei cani che finiscono per assomigliare ai loro padroni. I vini finiscono per assomigliare al "manico", con un carattere, se si vuole, assimilabile a quello di chi materialmente gestisce la trasformazione dell'uva. L'amore per la microfauna e la microflora che circondano la vigna, la venerazione per i grappoli nella loro crescita, il preoccupato rispetto per la materia che si trasforma in cantina, con una sensibilità profonda che è più intellettuale che materiale. Con premura costante (che è la stessa che Roberto è aduso avere nei rapporti interpersonali), una chiara visione di quello che si vuole ottenere ed una volontà inflessibile: lasciare il più possibile "fare da sè" ed osservare il meraviglioso dono che la natura ha dato all'uomo, a Radda in Chianti in particolare, con splendidi e vocatissimi terreni da uva per vino. Puntare al massimo senza compromessi, assomiglia ad una "religione dell'autoctono chiantigiano" che non si può non amare, quando i risultati sono di questa rigorosa potenza espressiva.
Accompagnerei i vini di Roberto con questo brano:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=imbwn6iVryQ
struggente, romantico, drammatico, definitivo...
vino-emozioni-carattere del produttore. Lo voglio provare anch'io, alla prossima che stappo un Val delle Corti...