Se ogni giorno passasse in maniera così piacevole, la vita sarebbe davvero molto soave.
Dopo molti accordi e rinvii, finalmente troviamo un sabato adatto per ricambiare visita ad Ampeleia, nell'azienda che rappresenta l'avventura maremmana di Elisabetta Foradori e dei suoi amici, Thomas Widmann e Giovanni Podini.
Abbiamo conosciuto Simona Spinelli (la responsabile dell'amministrazione) e Marco Tait (l'enologo) non a Roccatederighi bensì a Radda in Chianti diversi mesi fa, in occasione di un pomeriggio tra visite da Michele Braganti a Monteraponi e da Paolo Cianferoni a Caparsa. Simona e Marco vennero a trovarci apposta, quasi un'improvvisata, per conoscere il nostro gruppo e confrontarsi senza rete. Fu un attegiamento propositivo che apprezzammo molto, particolarmente durante l'avventurosa cena a Le Panzanelle, insieme a diversi produttori, amici, appassionati ed operatori del comprensorio chiantigiano, con una degustazione cieca totale random di vini dalle provenienze disparate, molto divertente.
La strada per Roccastrada scorre veloce, sul pulmino di Paolo si viaggia bene. Non sarà l'ultimo modello ma è bello poter parlare e confrontarsi tutti assieme, con un unico mezzo. Dal bivio per Civitella cominciano le curve e si entra in un entroterra che sa molto più di bosco collinare che di mare. E' la Maremma meno nota ed esplorata, quella del Monteregio, cui fa riferimento Massa Marittima. E' destino che i migliori vini di quest'area rinuncino alla DOC, scelta che Ampeleia condivide con Massa Vecchia, per esempio.
Il tratto finale da Montemassi sale con decisione e il cancello di ingresso è proprio davanti ad una bella visione panoramica del borgo di Roccatederighi; subito sotto di noi le vigne a cabernet franc. Simona e Marco sono lì ad aspettarci, è bello rivedersi e incontrare Leonardo, il vignaiolo. Ognuno di loro ha un approccio e un carattere che si riflette nel proprio ruolo in azienda. Simona socievole e raggiante, con uno sguardo che esprime sincera disponibilità all'ascolto. Marco attento e veloce, con un'intelligenza puntuta, efficienza e precisione. Leonardo semplice e sereno, abituato a dialogare con la natura e le sue avversità; Paolo si intratterrà molto con lui sulle varie problematiche di vigna. Mi sorprenderò più volte ad osservarli mentre discorrono assieme, compiaciuto.
Il tempo per un paio di convenevoli e subito si sale su un altro van per il giro ad Ampeleia di Mezzo, le vigne dove si coltiva in massima parte sangiovese. Il viaggio è lungo, e qui mettiamo a fuoco la prima anomalia, quasi una pazzia: le vigne si dispongono su 38 ettari circa ma le aree non sono compattate o vicine, bensì distanti decine di chilometri l'una dall'altra. Il progetto è visionario fin dalle scelte iniziali. Prima l'idea di vino, poi la scelta dell'area, infine le vigne. Il tutto ha un sapore snob, estremamente intellettuale, quasi volutamente anti-commerciale e volutamente irrazionale nei principi. Un cercare la strada meno facile, meno banale, il percorso lungo e difficile, quello che può dare le migliori soddisfazioni se si raggiungono le mete ambite, ma anche foriero di possibili e tremende delusioni durante il percorso. E' certamente nobile l'approccio non modaiolo, lento e riflessivo, non una posa bio qualcosa ma un un avvicinamento progressivo alla biodinamica (di cui la Foradori è veterana in Italia), da affrontare per gradi e con le dovute verifiche nel tempo, per un'azienda molto giovane cui va concesso tempo. Tempo agli artefici, tempo alla vigne, tempo ai prodotti per trovare una loro forma definitiva.
E' una bella giornata di inizio dicembre, le nuvole passano e coprono ogni tanto un bel sole tiepido. All'ombra si avverte un vento freddo ma non ancora rigido. Tempo ideale per riuscire a dare un'occhiata alle vigne.
Spoglie, già cimate, a riposo e pronte per la potatura. Ci soffermiamo a lungo sui particolari tecnici, sul sovescio, sui pochi trattamenti necessari, le macchine usate. Esce fuori anche un interesante ragionamento sulla vendemmia manuale e meccanica. Hanno sperimentato sia l'una che l'altra, arrivando alla conclusione che la qualità dell'uva era identica. Le vendemmiatrici meccaniche di ultima generazione hanno dei sensori che consentono di lavorare molto lentamente, raccogliendo solo uva e solo quella a giusta maturazione, consentendo un risparmio di costi e addirittura evitando di avere su nastro l'uva meno matura o con muffe. Per un purista dell'artigianale e del piccolo, come me, il discorso suona duro da digerire,ma devo ammettere che il ragionamente appare corretto e stringente, soprattutto se ragioniamo di un'azienda di medie dimensioni ch può permettersi di investire su uno strumento moderno e con possibilità di tararlo su una vendemmia molto soffice, lenta e precisa.
Riprendiamo la strada del centro aziendale, a circa 20 chilometri. Mentre osserviamo le vigne di Ampeleia di Sotto, ripensiamo ancora alla coraggiosa scelta di vinificare uve proveniente da tre appezzamenti così distanti, con chiare difficoltà logistiche e molti tempi-spese aggiuntive.
Di nuovo in azienda, per affrontare gli assaggi, nel bel gazebo vetrato. Partiamo con i monovarietali 2009. Si tratta di una buona annata e la qualità delle uve dovrebbe costituire una buona base per i blend. Colori che generalmente puntano al violaceo-rubino, vista la giovane età del liquido.
Grenache 2009 - Naso straordinariamente espressivo, mediterraneo, ginepro e mirto in primo piano. Vino femmineo, con note dolci, volendo quasi da fine pasto. Di grande impatto, potrebbe stancare alla lunga ma è certamente un vino pronto e che potrebbe dare buone soddisfazioni commerciali.
Carignano 2009 - Più austero, ma sempre ben profumato, su registri più seri. Viene da pensare che sia un peccato non sfruttare le qualità timbriche di questi vini, il consiglio che ci viene spontaneo è quello di provare una strada parallela che preveda l'uscita in commercio progressiva di piccole partite di questi monovitigno.
Mourvedre 2009 - Più chiaro. Speziato, visciole al naso. Di attacco peposo e progressione lieve, con buon finale in pacata dissolvenza. Normalmente usato come vino da taglio, in realtà non sfigurerebbe in purezza.
Marsellan 2009 - Incocio tra cabernet sauvignon e grenache. E' un vino austero e serio, parente molto stretto del CS, particolarmente per gli accenni di peperone.
Sangiovese 2009 - Ovviamente riconosciuto da tutti alla cieca. Un ottimo naso, presente e con buona progressione in bocca, con un tono comune con gli altri monovitigno, tanto che viene da pensare al terroir, dato che non c'è influenza del legno
Sangiovese 2010 - Servito alla cieca, non viene immediatamente riconosciuto come sangiovese. Chiuso al naso, più piatto in bocca. Risente sia della recente vinificazione che dell'annata meno felice (seppur con meno problemi rispetto al Chianti)
Cabernet Franc 2009 - Ben riconoscibile alla cieca, certamene più nobile di un cabernet sauvignon, è deciso, intenso, austero, avvolge la lingua e il palato con decisione. Base di maggioranza dell'Ampeleia, verrà usato anche per un prossimo blend, con CF al 20% insieme ad una parte importante di merlot; prima uscita 2007, previste 2000 magnum, probabilmente solo vendute in azienda
Merlot 2009 - Buon varietale, parte compresso e si apre pian piano. Tratti personali, potrebbe essere un buon monovitigno da imbottigliare singolarmente, almeno in questa annata
Ragioniamo quindi anche dei risultati raggiunti nella sperimentazione del corretto dosaggio dei vari vini. ci divertiamo anche a fare dei mix sul momento. Un giochino che potrebbe trattenerci per ore, senza stancarci.
Passsiamo ai risultati finali, alle scelte dell'enologo. Kepos significa "giardino", in greco; Ampeleia rappresenta la vite (ampelos).
Kepos 2008 - Immediato, con naso vivissimo, certamente pronto e di facile beva, vista la minor complessità del blend
Ampeleia 2007 - Arrivare al blend di punta dopo aver fatto il percorso dei monovarietali aiuta la completa comprensione del vino, delle sue sfaccettature e della sua indubbia originalità. Me lo ricordavo ancora duro, qualche mese fa, adesso direi molto più piacevole, più avanti nell'affinamento. Il naso rispecchia l'ampio ventaglio mediteraneo, con un mix di piante di macchia costiere. In bocca una buona sintesi, dove le spigulature lasciano il posto ad una beva importante e non banale
Ampeleia 2008 - Appena imbottigliato, cabernet sauvignon preponderante sia al naso che in bocca, gli altri vitigni per adesso sono molto compressi. Ne riparleremo tra un anno circa..
Riprendiamo la strada del centro aziendale, a circa 20 chilometri. Mentre osserviamo le vigne di Ampeleia di Sotto, ripensiamo ancora alla coraggiosa scelta di vinificare uve proveniente da tre appezzamenti così distanti, con chiare difficoltà logistiche e molti tempi-spese aggiuntive.
Di nuovo in azienda, per affrontare gli assaggi, nel bel gazebo vetrato. Partiamo con i monovarietali 2009. Si tratta di una buona annata e la qualità delle uve dovrebbe costituire una buona base per i blend. Colori che generalmente puntano al violaceo-rubino, vista la giovane età del liquido.
Grenache 2009 - Naso straordinariamente espressivo, mediterraneo, ginepro e mirto in primo piano. Vino femmineo, con note dolci, volendo quasi da fine pasto. Di grande impatto, potrebbe stancare alla lunga ma è certamente un vino pronto e che potrebbe dare buone soddisfazioni commerciali.
Carignano 2009 - Più austero, ma sempre ben profumato, su registri più seri. Viene da pensare che sia un peccato non sfruttare le qualità timbriche di questi vini, il consiglio che ci viene spontaneo è quello di provare una strada parallela che preveda l'uscita in commercio progressiva di piccole partite di questi monovitigno.
Mourvedre 2009 - Più chiaro. Speziato, visciole al naso. Di attacco peposo e progressione lieve, con buon finale in pacata dissolvenza. Normalmente usato come vino da taglio, in realtà non sfigurerebbe in purezza.
Marsellan 2009 - Incocio tra cabernet sauvignon e grenache. E' un vino austero e serio, parente molto stretto del CS, particolarmente per gli accenni di peperone.
Sangiovese 2009 - Ovviamente riconosciuto da tutti alla cieca. Un ottimo naso, presente e con buona progressione in bocca, con un tono comune con gli altri monovitigno, tanto che viene da pensare al terroir, dato che non c'è influenza del legno
Sangiovese 2010 - Servito alla cieca, non viene immediatamente riconosciuto come sangiovese. Chiuso al naso, più piatto in bocca. Risente sia della recente vinificazione che dell'annata meno felice (seppur con meno problemi rispetto al Chianti)
Cabernet Franc 2009 - Ben riconoscibile alla cieca, certamene più nobile di un cabernet sauvignon, è deciso, intenso, austero, avvolge la lingua e il palato con decisione. Base di maggioranza dell'Ampeleia, verrà usato anche per un prossimo blend, con CF al 20% insieme ad una parte importante di merlot; prima uscita 2007, previste 2000 magnum, probabilmente solo vendute in azienda
Merlot 2009 - Buon varietale, parte compresso e si apre pian piano. Tratti personali, potrebbe essere un buon monovitigno da imbottigliare singolarmente, almeno in questa annata
Ragioniamo quindi anche dei risultati raggiunti nella sperimentazione del corretto dosaggio dei vari vini. ci divertiamo anche a fare dei mix sul momento. Un giochino che potrebbe trattenerci per ore, senza stancarci.
Passsiamo ai risultati finali, alle scelte dell'enologo. Kepos significa "giardino", in greco; Ampeleia rappresenta la vite (ampelos).
Kepos 2008 - Immediato, con naso vivissimo, certamente pronto e di facile beva, vista la minor complessità del blend
Ampeleia 2007 - Arrivare al blend di punta dopo aver fatto il percorso dei monovarietali aiuta la completa comprensione del vino, delle sue sfaccettature e della sua indubbia originalità. Me lo ricordavo ancora duro, qualche mese fa, adesso direi molto più piacevole, più avanti nell'affinamento. Il naso rispecchia l'ampio ventaglio mediteraneo, con un mix di piante di macchia costiere. In bocca una buona sintesi, dove le spigulature lasciano il posto ad una beva importante e non banale
Ampeleia 2008 - Appena imbottigliato, cabernet sauvignon preponderante sia al naso che in bocca, gli altri vitigni per adesso sono molto compressi. Ne riparleremo tra un anno circa..
Un ringraziamento particolare a Stefania Pianigiani, tutte le foto sono state scattate da lei.
Colgo l'occasione di ringraziare Simona, Marco e Leonardo per la squisita ospitalità e l'organizzazione Enoclub, che mi ha dato la possibilità della visita in questa azienda.
RispondiEliminaDevo ammettere che il cuore di Simona, Marco e Leonardo si è fatto sentire, eccome! Sono tutti giovani e credo proprio per questa voglia di giovanile innovazione, hanno iniziato un percorso interessante e originale.
C'è poco da aggiungere a quello che Davide ha scritto. Sicuramente occorre sottolineare come l'ubicazione dell'azienda non sia paragonabile a territori blasonati, ma proprio per questo, in assenza quasi di concorrenza locale, le potenzialità sono evidenti.
provare i "7 vini varietali del Mediterraneo" è stato un momento eccezionale e credo raro in Toscana.
Come già accennato nel Post, molte di queste varietà in purezza offrono in questo territorio una gamma di sapori così ampia e unica che il suggerimento di provare a commercializzzare i monovitigni sia un percorso fattibile: inviterebbe molti appassionati ad apprezzare questi vini senza esitazioni.
Bellissima giornata, davvero, tutti molto gentili e disponibili...e vedrete quando Davide metterà le foto...capirete ancora meglio questa realtà....
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